Come Coltivare le Orchidee in Casa? Guida dalla A alla Z: dalla temperatura ideale alla concimazione

Come Coltivare le Orchidee in Casa? Cura, Irrigazione e Concimazione


Riuscire a coltivare con successo le orchidee in casa non è un’impresa così difficile come potrebbe sembrare. Sebbene appaia come un’operazione estremamente difficile – solo per veri intenditori ed esperti dal pollice verde – in realtà è sufficiente seguire pochi – ma fondamentaliaccorgimenti per riuscire a far crescere bene e in salute una delle piante più affascinanti ed eleganti del mondo.
Una delle maggiori difficoltà che si riscontrano nel momento in cui si coltivano le orchidee è tenere in salute queste piante, che presentano alcune vulnerabilità, ma soprattutto è spesso difficile farle crescere rigogliosamente sul lungo periodo. Aldilà delle raccomandazioni, occorre ricordare che coltivare le orchidee in casa non è una scienza esatta. L’unica certezza è l’importanza dell’osservazione e poi – con il tempo – anche dell’esperienza, che consente di capire più facilmente e rapidamente le eventuali problematiche e i relativi rimedi.

Vediamo, allora, nel dettaglio come coltivare le orchidee in casa, quali sono le caratteristiche e quali le particolarità che identificano queste particolari e bellissime piante. Grazie a questa guida potrete capire quali esigenze hanno e cosa bisogna fare per non danneggiarle, consentendo loro di crescere correttamente e in salute.
Innanzi tutto occorre ricordare che le orchidee sono piante tropicali, ciò significa che – in linea generale - crescono bene con il calore e l’umidità. Non a caso, uno dei Paesi più rinomati per la presenza, la coltivazione e l’esportazione di orchidee in tutto il mondo è la Thailandia, dove il clima è appunto umido e caldo e favorisce, di conseguenza, la crescita rigogliosa di queste piante dai colori sgargianti e intensi.
Tuttavia, e questa è la buona notizia, ci sono delle varietà particolari che riescono ad adattarsi bene anche a climi e situazioni diverse, perfino in condizioni molto differenti e lontane da quelle di origine. Uno degli aspetti che caratterizza il mondo delle orchidee è proprio il grande numero di varietà e di sotto-famiglie – sia spontanee che coltivate – dalle specificità differenti. La varietà più conosciuta e famosa nel mondo è la Phalaenopsis, tipica delle Indie orientali, dell’Indonesia, delle Filippine e anche del continente australiano ed è quella maggiormente coltivata anche nel mondo occidentale, perché riesce ad adattarsi meglio di altre specie ai differenti ambienti e alle temperature più diverse.

 

 

Struttura e Caratteristiche

L’orchidea appartenente alla famiglia della Phalenopsis è caratterizzata da 2-6 foglie di dimensioni piuttosto grandi, dalla consistenza carnosa e fibrosa e dal colore verde brillante e molto intenso. Le foglie sono fondamentali soprattutto per questa tipologia di orchidea, perché è qui che avviene lo stoccaggio dell’acqua che servirà ad alimentare e nutrire l’intera pianta.
Le radici, invece, sono robuste e resistenti ed è per questo che si ancorano molto bene al substrato, tanto che – quando si trasferisce l’orchidea da un vaso all’altro – si ha spesso difficoltà a farlo correttamente, senza danneggiarle. Mentre si trasferisce da un contenitore all’altro una pianta di orchidea, è fondamentale fare molta attenzione e procedere con delicatezza per evitare di rompere o rovinare le radici.

 

Substrato di coltivazione ideale

Alcune tipologie di orchidee – come la varietà Paphiopedilums e Cymbidiums – crescono nel terreno, ma la maggior parte delle varietà di questa pianta cresce bene a contatto con l’aria piuttosto che con il terreno. Le loro radici – molto spesse e carnose - sono ricoperte da uno strato bianco chiamato velamen, che agisce come una spugna per consentire alla pianta di assorbire l'acqua di cui necessita. Questo particolare rivestimento protegge le radici anche dal calore e dalla perdita di umidità.
 
Il terreno in cui vengono coltivate le orchidee deve fornire una buona circolazione dell’aria e permettere all'acqua di drenare molto rapidamente. Contemporaneamente, deve fornire alle radici qualcosa di sicuro a cui aggrapparsi. Per questo, viene generalmente usato un substrato in muschio-sfagno, corteccia di abete, radici di felci essiccate, lana di roccia, perlite, pepite di sughero, pietre, fibra di cocco, roccia lavica o una miscela che combina molti di questi materiali. In linea generale, il substrato di corteccia di abete è il mezzo di coltivazione più utilizzato e diffuso.

 

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Temperatura ideale per le orchidee


Come anticipato sopra, l’orchidea – per sua natura – desidera una temperatura calda o tiepida, perché è tipica dei Paesi tropicali. Per questo – in linea di massima - non riesce a vivere bene né con temperature che vanno al di sotto dei 17 C°, né con quelle che superano i 24 C°. L’intervallo ideale per coltivare correttamente un’orchidea è compreso tra i 17 e i 24 gradi centigradi.
Tuttavia, poiché si tratta di una pianta relativamente resistente, è possibile farla crescere in salute anche con temperature più alte (ma non più basse) e fino ai 35 gradi centigradi, a patto che siano in ombra, con abbondante umidità e che ci sia un’ottima ventilazione.

Tutti i parametri (temperatura e umidità) devono essere tenuti sotto controllo in modo costante per evitare potenziali danneggiamenti alla pianta. In particolare, temperature troppo basse (ma anche troppo elevate) rovinano le foglie e i fiori, provocando macchie di colore diverso, ma anche ingiallimenti e deturpazioni. Altro aspetto da ricordare sempre è che anche le correnti d’aria possono danneggiare le piante, per questo occorre proteggerle sempre in uno spazio tutto per loro ed evitare di spostarle da un posto all’altro proprio per scongiurare correnti d’aria pericolose.

 

Illuminazione


Le piante di orchidea vogliono la luce, ma non quella diretta dei raggi solari. Per evitare di esporre male le piante è sufficiente sistemarle in un angolo della casa esposto a sud oppure a est, riparandole da una tenda sottile che faccia passare la luce senza esporle direttamente ai raggi solari. La luce – come per le altre piante – è un aspetto fondamentale per la salute e la crescita dell’orchidea: la carenza di illuminazione comporta, infatti, la mancata fioritura.

 

 

Innaffiature e quantità di acqua

Come per tutte le altre piante, l’acqua è fondamentale per far crescere in salute l’orchidea e consentire ai suoi fiori di sbocciare e svilupparsi rigogliosi, tuttavia è opportuno non esagerare e dosare correttamente sia la quantità di acqua, sia la frequenza con cui si irriga. Il substrato di coltivazione delle orchidee dovrebbe essere sempre umido, pertanto occorre rifornirle solo quando è strettamente indispensabile. Non irrigate troppo l’orchidea, altrimenti le radici potrebbero marcire; per regolarvi, toccate il substrato e controllate se è umido o meno; se è già umido non è necessario innaffiare ulteriormente.

Ad esempio, durante la stagione calda o quella invernale quando l’ambiente è molto riscaldato, è raccomandato innaffiare 3-4 volte a settimana, mentre durante i periodi freddi, in assenza di calore, si deve diradare e ridurre il numero di innaffiature, limitandosi a fornire acqua solo una volta alla settimana. Il momento migliore per innaffiare l’orchidea – proprio come avviene per le altre piante – è al mattino presto, in modo da lasciare che l’acqua abbia il tempo di evaporare durante tutto l’arco della giornata, evitando ristagni pericolosi, soprattutto durante la sera. In linea generale, è possibile affermare che è meglio rischiare una leggera carenza di acqua (poiché come visto sopra l’orchidea è in grado di immagazzinarla grazie alle sue foglie e poi utilizzarla all’occorrenza) piuttosto che un eccesso di irrigazione, che potrebbe provocare un deterioramento. Tuttavia, è bene non esagerare ed evitare – in ogni caso - di rischiare per non danneggiare le foglie e quindi la salute della pianta.

 

Livelli di umidità

Come anticipato sopra, considerata l’origine tropicale della pianta, l’orchidea ha bisogno di alti livelli di umidità, che si aggirano intorno al 70%.
Per monitorare la presenza di umidità nell’ambiente ed essere, quindi, sicuri delle condizioni ideali per la salute della pianta, è opportuno dotarsi di uno strumento di misurazione del tasso di umidità dell’aria, un igrometro o termo-igrometro (che con un unico strumento consente di misurare sia l’umidità che la temperatura).
Una tecnica molto semplice per assicurare umidità all’orchidea consiste nel mettere il vaso in cui è contenuta la pianta all’interno di un altro vaso più grande, all’interno del quale – sul fondo - sarà sistemata dell’argilla espansa e dell’acqua. Con questo metodo, il liquido non sarà a contatto diretto con le radici, ma sarà sempre presente garantendo così – grazie all’evaporazione – la giusta presenza di umidità costante.
Un altro aspetto da considerare è la qualità dell’acqua di irrigazione. Occorre ricordare, infatti, che l’acqua del rubinetto è ricca di cloro e dovrebbe essere quindi evitata; per queste piante è preferibile l’acqua piovana, quella demineralizzata (o anche quella del condizionatore).

 

Fertilizzazione


Le piante di orchidea non hanno necessità particolari in tema di fertilizzazione, tuttavia è opportuno considerare che la soluzione nutritiva – soprattutto nel caso in cui si decida di coltivare più piante – può essere composta da parti e proporzioni variabili di azoto, fosforo e potassio. In linea generale, occorre fertilizzare le orchidee ogni quindici giorni - o una volta al mese a seconda delle necessità - e bisogna ricordare anche che bisogna fertilizzare le orchidee con una soluzione debole, caratterizzata da una parte di concime (sempre nel rapporto ideale tra azoto, fosforo e potassio che vedremo tra poco) e una parte di acqua.
 
Il fertilizzante per le orchidee va sempre fornito con cautela e mai direttamente sulle foglie, per evitare di bruciarle, pertanto - per fornire la soluzione nutritiva alla pianta - è raccomandabile sollevare delicatamente le foglie dell'orchidea e versare lentamente il fertilizzante all’interno del vaso. A questo punto, occorre attendere che il vaso si svuoti completamente per poter rimuovere il fertilizzante in eccesso. È importante non innaffiare l’orchidea nelle settimane in cui viene fertilizzata. In linea generale, è bene ricordare che – nel dubbio sul dosaggio e sulla frequenzaè meglio concimare un po’ meno piuttosto che in eccesso.
Per favorire la fioritura dell’orchidea, è consigliabile creare una discontinuità delle condizioni climatiche abituali, ad esempio abbassando al minimo la temperatura tollerata dalla pianta (16 gradi centigradi) per un periodo di circa due settimane. Questo abbassamento indurrà la pianta a sviluppare i suoi fiori.

In linea generale, è consigliabile utilizzare un fertilizzante specifico per orchidee, dove l’azoto sia in forma ureica. Nel periodo primaverile è raccomandato erogare un concime ad alto contenuto di azoto, nella proporzione 30-10-10 (3 parti di azoto, 1 di fosforo e 1 di potassio). Nel periodo di sviluppo delle radici e in quello della fioritura, è opportuno variare le proporzioni tra i tre elementi, scegliendo il rapporto 10-30-20 (1 parte di azoto, 3 di fosforo e 2 di potassio), mentre nel resto dell’anno è bene tenersi su un rapporto in parti uguali: 20-20-20 (1 parte di azoto, q di fosforo e 1 di potassio). Se avete solo poche piante, potete semplificare e usare un concime in parti uguali (20-20-20) tutto l’anno.
Il concime nelle proporzioni indicate sopra va alternato in ogni caso al nitrato di calcio, pertanto una volta dovrà essere erogato il nitrato di calcio, una volta il mix di concime (nelle varie proporzioni indicate sopra a seconda del periodo di vita della pianta) e per le tre volte successive solo acqua demineralizzata.

 

Parassiti e malattie

L’orchidea non è particolarmente soggetta a malattie e parassiti, pertanto non richiede particolari attenzioni da questo punto di vista. Tuttavia, è fondamentale monitorare la qualità e le condizioni ambientali in cui si trovano le piante, ovvero la luce, la temperatura, l’umidità e l’irrigazione, perché sono questi gli elementi che – se mal gestiti – provano il deperimento e la morte delle orchidee.
Se questi elementi sono tutti corretti e monitorati costantemente, infatti, le orchidee si trovano nelle condizioni ideali per la fioritura, che può avvenire anche due o tre volte all’anno. Questa si verifica soprattutto nei mesi invernali, in linea generale dal mese di dicembre a quello di aprile, ma molto dipende dalla varietà specifica di pianta e dalle condizioni ambientali in cui si trova.

 

Come coltivare le orchidee in casa: raccomandazioni utili per non sbagliare

La prima raccomandazione generale – come anticipato sopra – è mantenere i giusti livelli di luce, temperatura e umidità (questo vale naturalmente per tutte le piante coltivate indoor, ma per le orchidee questo aspetto è ancora più importante perché si tratta di piante piuttosto delicate rispetto a tante altre.
Altro aspetto fondamentale è – come visto sopra – l’irrigazione; sembrerà assurdo, ma la maggior parte delle orchidee viene danneggiata dall’acqua in eccesso a causa di irrigazioni troppo frequenti e/o troppo abbondanti.
Un trucco per capire se è necessario irrigare? Sollevate il vaso e se lo sentite leggero, fornite acqua alla pianta; al contrario, se lo sentite pesante, evitate. Nel dubbio, è meglio non irrigare e rinviare di qualche giorno.
Poiché l’orchidea – a differenza delle altre piante – non può essere coltivata nel terriccio tradiziona, ma in un substrato di corteccia creato appositamente per loro, gli elementi nutritivi forniti con la concimazione sono essenziali per la loro sopravvivenza. È sempre bene ricordare che non bisogna mai irrigare contestualmente alla concimazione. L’ideale, infatti, è prevedere – con la frequenza indicata - tre irrigazioni con semplice acqua e una concimazione con le sostanze nutritive illustrate sopra. Inoltre, bisogna evitare di concimare quando il terreno è completamente asciutto, pertanto occorre monitorare costantemente i livelli di umidità e accertarsi che la pianta non sia mai completamente asciutta.

 

 

Come coltivare l’orchidea in vaso: problematiche e soluzioni

Coltivare un’orchidea in vaso è una delle opzioni più comuni, soprattutto per chi non ha un grande spazio a disposizione. La varietà di orchidea più comunemente coltivata in casa e in vaso è la Phalaenopsis, che si adatta maggiormente alle condizioni ambientali di un’abitazione. È bene sapere che si possono utilizzare tutte le tipologie di contenitore: da quelli classici in terracotta a quelli di plastica, includendo anche quelli in tessuto. In breve, il materiale con cui è realizzato in vaso che conterrà la vostra orchidea è indifferente, tuttavia – in linea generale – è sempre opportuno usare dei vasi trasparenti in vetro o anche in plastica, in modo da consentire alle radici di prendere luce e sviluppare al meglio il loro apparato radicale. Un aspetto da non trascurare, perché le radici delle orchidee – proprio come le foglie – sono essenziali per svolgere il processo di fotosintesi clorofilliana.

Inoltre, un vaso trasparente – indipendentemente dal tipo di materiale con cui è realizzato – consentirà di controllare più facilmente lo stato di salute delle radici e verificare che non siano né marce, né secche.
Se desiderate coltivare le orchidee in vaso, ecco alcune accortezze e consigli da seguire. Notate che i fiori delle vostre orchidee iniziano ad appassire? Non cadete nella tentazione di toglierli manualmente, come avviene generalmente per le altre piante: i fiori secchi della pianta dovranno cadere da soli, pertanto occorre lasciarli lì dove sono.

Se, invece, notate delle foglie ingiallite, è probabile che avete sbagliato qualcosa nel dosaggio o nelle proporzioni dei fertilizzanti oppure nell’irrigazione. In questi casi, soprattutto se le foglie gialle sono diffuse su tutta la pianta e su più piante - per risolvere il problema, potete provare a irrigare le orchidee con l’acqua accumulata nel condizionatore, quella piovana o quella demineralizzata.
In alternativa, le foglie gialle potrebbero essere il sintomo di un problema di illuminazione; in questi casi potete provare a spostare la pianta e sistemarla in un luogo dove la luce solare è meno diretta o meno forte.
Al contrario, se le orchidee evidenziano foglie accartocciate e senza germogli, è probabile che le piante rivano poca luce; è quindi raccomandabile spostarle in un altro luogo più illuminato.
Infine, se notate delle macchioline sui fiori e/o sulle foglie, potrebbe trattarsi di un problema legato alla bassa temperatura, che potete controllare con un termometro, ed eventualmente spostare le orchidee in una zona più calda. Ricordate sempre che l’orchidea Phalenopsis, una di quelle più famose e generalmente coltivata in casa all’interno dei vasi, non riesce a svilupparsi e crescere correttamente con temperature inferiori ai 20 °C.
In alternativa, qualora non fosse un problema di temperature, le macchioline su foglie e fiori potrebbero essere l’indicatore di malattie fungine. In questi casi, occorrerà osservare attentamente e costantemente le foglie e i fiori.

Quando finisce il ciclo di vita della pianta? Moltiplicazione dell’orchidea e in rinvaso

I consigli dei coltivatori esperti sono i più diversi, perché diverse sono le soluzioni che è possibile adottare, ad esempio lasciar seccare tutto in modo naturale, oppure tagliare tutto lo stelo o – in alternativa – tagliare al secondo internodo per non eliminare proprio tutto. Molto dipende dalla varietà di orchidea che si coltiva. In alcuni casi, alla fine del ciclo di vita di una pianta, a seconda della varietà di orchidea che stiamo coltivando, può essere utile tagliare tutto lo stelo, alla base, con una cesoia opportunamente sterilizzata per evitare malattie, in modo da consentire poi la rinascita della pianta stessa.
Qualsiasi sia la scelta, è bene ricordare che dallo stelo (che potrebbe essere tagliato alla fine della fioritura) possono nascere nuovi rametti e che lo stesso stelo potrebbe rifiorire. Ma c’è di più, perché dalla pianta principale potrebbe nascere un’altra pianta, che – una volta cresciuta a sufficienza – può essere staccata dalla madre e invasata in modo autonomo.


Nel caso della Phalenopsis, non tagliate mai lo stelo, perché potrebbe generare nuove piante. In questi casi, la soluzione consigliata è la moltiplicazione (o clonazione). Aspettate che la pianta abbia almeno due anni di vita - che sia quindi sufficientemente strutturata – che abbia prodotto un certo numero di radici e che queste siano piuttosto lunghe. Innaffiate abbondantemente il substrato in cui risiede la pianta con acqua tiepida, in modo da irrigare completamente le radici, e successivamente estraete la pianta dal vaso sollevandola con delicatezza. A questo punto, eliminate con delicatezza il terriccio ancorato alle radici, poi procedete con l’eliminazione delle foglie più vecchie di colore marrone che si trovano alla base della pianta.
Staccate una delle radici - semplicemente usando le dita - e trasferitela in un nuovo vasetto, sistemandola sul fondo in modo da formare una spirale, poi coprite con del substrato e pressate per farlo aderire bene alle radici.
Moltiplicare le orchidee per generare altre piante e in conseguente rinvaso è una delle operazioni più comuni per chi coltiva queste piante in casa. L’obiettivo di questa pratica è moltiplicare la pianta madre per poter ottenere tante piante figlie.

Coltivare le orchidee in idrocoltura

L’orchidea è una delle piante che si sposano particolarmente bene con l’idrocoltura, soprattutto perché – come abbiamo visto nei capitoli precedenti di questa guida – sono piante che prediligono gli ambienti umidi. È possibile coltivare in idrocoltura diverse varietà di orchidee, come la più nota varietà di Phalaenopsis, ma anche la Cattleya, la varietà Dendrobium, la Paphiopedilum e l’Oncidium. Uno dei principali vantaggi offerti da questa tecnica di coltivazione è rappresentato dall'opportunità di fornire alla pianta una quantità costante di acqua in grado di idratare e irrigare correttamente l‘orchidea senza danneggiarla con una quantità di liquido in eccesso. Tutto questo – unito ad una corretta concimazione – consente di far crescere la pianta a ritmi molto più veloci rispetto alle tecniche di coltura tradizionali. Un altro vantaggio delle orchidee coltivate in idrocoltura è dato dalle caratteristiche tipiche dell’argilla espansa, utilizzata in questi casi al posto del terriccio o del mix di materiali usati generalmente per le orchidee, la quale consente un rinvaso più veloce, semplice e senza il rischio di danneggiare le radici. In questo modo, le orchidee sviluppano velocemente il loro apparato radicale: in breve tempo le radici cresceranno e passeranno attraverso i fori del vaso in cui si trovano e inizieranno a svilupparsi direttamente nell’acqua di coltivazione. Così facendo, le piante di orchidea cresceranno più velocemente e in salute, senza alcun tipo di svantaggio.

Qui puoi trovare un libro di approfondimento per imparare a selezionare e curare le orchidee in casa.
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